San Cristobal de las Casas si trova a 2200 m/slm. Antica città spagnola, oggi è una vivace cittadina. Dopo gli avvenimenti del 94 è presidiata dall'esercito. Per apprezzare San Cristobal è sufficiente uscire e iniziare a camminare: le chiese, le case coloniali, lo zòcalo, l'artigianato, le cooperative di produzione tessile e il mercato dove gli indios vendono la loro coloratissima mercanzia, vi convinceranno a fermarvi qualche giorno in piú. Pregiata e ben lavorata l'ambra: visitate Emilia in calle Real de Guadalupe 26 b. [nota del 2020: il negozio è ancora lì, lo conferma google maps]. Visitate anche il mercato alimentare, piú periferico ma di sicuro impatto.
San Juan Chamula si trova a 7 km da San Cristobal. Popolata dagli indios tzotzil, è poco aperta al turismo, ma si puó visitare per la sua chiesa, dove viene praticato il culto di San Giovanni Battista attraverso un sincretismo tra il cattolicesimo dei conquistatori spagnoli e antiche tradizioni maya. Potete entrare a visitarla, ma è assolutamente vietato fotografare: ricordatevi di essere ospiti e rispettate il volere dei padroni di casa.
Palenque è sede di un importante sito maya immerso nella foresta, dove quello che si vede è solo una minima parte rispetto a quello che è ancora sepolto dalla vegetazione. La cittadina di Palenque, per quanto graziosa, non offre molto, ma può essere base per visitare i dintorni. Sono molte infatti le agenzie che organizzano escursioni nei siti archeologici di Bonampak e Yaxchilán e le cascate di Agua Azul e Misol-Ha.
Bonampak e Yaxchilán sono interessanti soprattutto per la natura che li circonda. Si possono visitare in giornata partendo molto prima dell'alba. Il viaggio è lungo e attraversa villaggi rurali dove la povertá e l'isolamento sono chiari e evidenti. Per raggiungere Yaxchilán è necessario trasbordare a bordo di lance che navigano lungo il Rio Usumacita che segna il confine tra Messico e Guatemala. Durante il tragitto è possibile imbattersi in coccodrilli e scimmie urlatrici, oltre a fantastici uccelli.
Misol-Ha e Agua Azul sono due posti fantastici: il primo per i suoi salti d'acqua di 30 metri, il secondo per la lunga serie di cascate che si susseguono. E' possibile fare il bagno nelle pozze e nei laghetti, ma facendo molta attenzione alle correnti.
Grazie ai suoi corsi d'acqua il Chiapas produce il 60% dell'energia idroelettrica messicana, ma il 90% delle comunità indigene non dispone dell'energia elettrica.
Per noi viaggiare è anche un modo per conoscere e approfondire. Per questo nei nostri viaggi in Messico abbiamo deciso di impegnare tempo e attenzione a quello che in questi ultimi anni sta succedendo in Chiapas, dove il popolo indio si è ribellato alla globalizzazione e al neo-liberismo.
Abbiamo incontrato ENLACE CIVIL, una ONG di San Cristobal che appoggia la lotta zapatista, anche attraverso i gemellaggi tra le comunitá indigene e l'associazionismo. Inoltre organizza coloro che si rendono disponibili a partecipare agli “accampamenti per la pace”.
Nel giugno 2001 siamo stati per quindici giorni nel villaggio zapatista di San Pedro Polhò. Il ruolo degli stranieri nelle comunità è quello di scoraggiare e documentare eventuali aggressioni dell'esercito e dei gruppi paramilitari. Infatti per i militari è preferibile agire senza testimoni, che smentirebbero le dichiarazioni del governo volte a sostenere che non sono in atto operazioni militari in Chiapas. A conferma di ciò basta dire che la presenza di stranieri nelle zone ad influenza zapatista è vista dall'esercito in modo sospetto e quindi ostacolata.
Nel periodo della nostra permanenza, grazie al successo e al clamore ottenuto dalla marcia Zapatista al Parlamento terminata da poco, la situazione dal punto di vista militare era tranquilla e i vari posti di blocco sulle strade erano stati smantellati, anche se rimanevano molti campi militari.
Il nostro impegno quindi poteva sembrare in quel momento superfluo. In realtà la presenza di "osservatori" stranieri è sempre preziosa, perchè testimonia la solidarietà e l'appoggio alla lotta che gli indios stanno combattendo.
Entrare in contatto diretto con gli indios non è facile: quasi nessuno parla spagnolo, la loro lingua è lo tzotzil, uno degli idiomi dei maya; a ciò si aggiunge la loro riservatezza. (Ci è stato detto che altre etnie che vivono in altre zone del Chiapas sono molto più "aperte").
Nella comunità e negli accampamenti circostanti vivono molti profughi, allontanatisi dai villaggi d'origine a causa della repressione militare. Ne consegue che la terra da coltivare non è sufficiente per poter soddisfare la sopravvivenza di tutti, nonostante molti campi siano gestiti in cooperativa. La delegazione tedesca della Croce Rossa, presente sul posto, provvede a fornire cibo e assistenza medica.
La vita della comunità è coordinata dal capovillaggio. I lavori che riguardano la collettività vengono svolti a turno dagli uomini, mentre nella cucina comune le donne si occupano della preparazione dei pasti per gli uomini impegnati.
Esiste una scuola rivolta ai bambini, dove le lezioni si tengono sia in spagnolo che in tzotzil; gli insegnanti sono indios, che vengono formati e coordinati da operatori di una ONG messicana.
Nonostante l'EZNL tenti di portare la scolarizzazione a tutti, molti bambini non possono accedervi perchè impegnati ad accudire i fratelli minori, o dopo i dieci anni destinati al lavoro nei campi.
Oltre alla Croce Rossa, è presente una delegazione di Medicins du Monde, che gestisce un piccolo ospedale, formando al tempo stesso alcuni appartenenti alla comunità.
Storicamente la società maya è di stampo maschilista; con l'inizio della rivoluzione si è cercato di emancipare il ruolo della donna a partire dalla legge delle donne. Ovviamente non si modifica un retaggio culturale di secoli in pochi anni: a Polhò alcune donne sono impegnate come insegnanti o nell'ospedale, ma il loro numero è ancora molto basso. La maggior parte di loro si sposano giovanissime e dividono il proprio tempo tra il lavoro nei campi, il confezionamento e il ricamo di abiti e la cura dei figli e della casa. Nelle loro attività portano il figlio sulla schiena avvolto in un apposito telo. Il tempo a loro disposizione per la vita sociale è molto poco, e si limita alle passeggiate domenicali.
Per gli uomini è invece possibile passare un pò di tempo nei punti di ritrovo a giocare a scacchi o a conversare. I più giovani giocano a basket non appena hanno del tempo libero. Il campo di pallacanestro è utilizzato dalle prime luci del giorno a sera inoltrata, diventando luogo di incontro per giocatori e spettatori.
A pochi chilometri da Polhò si trova Acteal dove il 22 dicembre 1997 vi fu una strage di civili ad opera dei paramilitari.
Ogni mese gli indios della zona vi si radunano per commemorare le vittime. Ovviamente gli stranieri impegnati nelle comunità vicine sono invitati a partecipare. Si inizia con una cerimonia religiosa e si prosegue con canti, mentre nella cucina viene offerto il pranzo.
E' un momento d'incontro tra i responsabili delle varie comunità e i volontari che operano nella zona. All'ingresso della comunità, per ricordare le vittime, oltre a un semplice cartello, c'è il monumento di una scultrice danese.